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Intelligenza Artificiale: rischio bolla?

IN BREVE

  • L’AI si sta diffondendo in tutti i business, con impatti su produttività e organizzazione
  • Gli investimenti delle big tech sono ingenti, da Microsoft a Google, fino alla cinese Baidu
  • L’AI è senza dubbio un megatrend ma per cavalcarlo serve competenza

Tutti pazzi per l’intelligenza artificiale. Alla fine di dicembre, praticamente tutti, si sono messi a parlare con ChatGPT, l’intelligenza artificiale più famosa del momento, sviluppata da Open Ai. Il successo è stato rapido e globale e ha spinto la corsa al suo utilizzo. I motori di ricerca integreranno la tecnologia di AI alla base di ChatGPT per determinate chiavi di ricerca. Microsoft, come ha riportato Bloomberg, ha investito nell’intelligenza artificiale 10 miliardi di dollari.


Il salto di qualità

L’intelligenza artificiale non nasce certo oggi. Sugli smartphone Siri già da qualche anno è pronta a dare una mano per svolgere le più disparate attività. Ma il salto di qualità si è fatto con l’ultima generazione di intelligenza artificiale, quella generativa. ChatGPT ma anche Dall-E, sono tool che da istruzioni verbali riescono a generare immagini, testi, stringhe di codice o video. La principale novità di questa nuova generazione di AI sta nel fatto che apprende molto più velocemente da quello che diciamo. Migliora ed è in grado di fornire risposte più precise, in un batter d’occhio. Insomma, la corsa all’oro tra gli investitori della Silicon Valley è ufficialmente iniziata.


Rischio bolla?

In questo scenario, lecito chiedersi se l’intelligenza artificiale possa diventare l’ennesima bolla speculativa. La storia dei mercati, a dire il vero, ne è piena. In principio fu la bolla dei tulipani, nel 1673, che si può considerare la prima vera bolla speculativa. Per restare in tema tech, facendo un salto di qualche secolo, all’inizio del 2000 scoppia la bolla di internet e dei titoli “dot.com”, spegnendo l’euforia per la new economy. Segue poi la bolla dei mutui subprime, ma quella è un’altra storia. Quello che è sicuro, ad oggi, è che sul settore intelligenza artificiale si stanno spostando ingenti patrimoni.


Destinata a restare

Il mercato globale dell’intelligenza artificiale è in espansione. Secondo Fortune Business Insights, dovrebbe toccare i 500 miliardi di dollari. Nel 2030 i 1.597,1 miliardi. Inoltre, il report IBM “Global AI Adoption Index 2022” riporta che il 34% delle aziende dichiara di utilizzare l’intelligenza artificiale nella propria attività. Un ulteriore 42% degli intervistati afferma di stare esplorando i sistemi di AI. Insomma, secondo la maggior parte degli esperti e addetti ai lavori, l’intelligenza artificiale è destinata ad ampliarsi, diventando strategica in più settori, dalla finanza alla produttività.


AI contro l’inflazione?

Restringendo l’attenzione alle realtà aziendali, Forrester prospetta che entro il 2025 quasi il 100% delle imprese implementerà una qualche forma di intelligenza artificiale. L’adozione della tecnologia ha anche il fine di aumentare la produttività e automatizzare i processi chiave, proprio con l’aumento dell’implementazione dell’AI. Secondo Cathie Wood, ceo di ARK Invest, l’intelligenza artificiale avrà anche un ruolo nel combattere l’inflazione, contribuendo ad abbattere i costi. Più che rischio bolla, il prossimo futuro dell’intelligenza artificiale prende sempre più le sembianze di un megatrend, con interessanti opportunità anche in ottica di investimento.


Occhio al fai da te

Siamo solo all’inizio, c’è ancora molta strada da fare. Su come sarà il futuro dell’intelligenza artificiale, non ci sono certezze matematiche, ma il fatto che colossi come Google, Microsoft e anche la cinese Baidu, stanno muovendo passi importanti verso l’AI, aumenta l’interesse globale.
Considerata la complessità del campo e lo scenario in costante aggiornamento, per investire nel modo più adeguato è bene affidarsi a una consulenza finanziaria qualificata e seria, anche per evitare passi falsi.
Fa sempre bene, in questo senso, ricordare il curioso caso della Long Island Iced Tea Corp, piccola azienda produttrice di tè, quotata al Nasdaq, che nel 2017 decise di cambiare il nome in Long Blockchain Corp arrivando così a guadagnare oltre il 200% “grazie” a tanti piccoli investitori infatuati dalle cryptovalute e dalla tecnologia sottostante della blockchain!
Insomma anche in questo caso il fai da te può essere pericoloso, meglio farsi consigliare da una consulenza esperta.

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